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Il Rione Terra: una storia straordinaria

Una rocca di tufo fatta di viuzze ed edifici, che ha radici nella città più antica, di certo romana, ancor prima, probabilmente greca. È il segno della città che trema, senza mai fermarsi, è il Rione Terra, cuore antico di Pozzuoli, di proprietà della città, del Comune.

Giallo come il tufo, dominante sul golfo, la rocca è un unicum da un punto di vista storico e architettonico. È a 33 metri sul livello del mare, uno spettacolo per la vista, ed è pregno di storia. Nelle sue viscere esiste un’altra città, romana e forse greca perché del periodo arcaico (IV secolo avanti Cristo) sono state trovate pochissime tracce: una oinochoe realizzata a Cuma ed una impugnatura ionica. Oggi è possibile visitare nei sotterranei della rocca ciò che resta ed è venuto fuori dei tracciati romani.

Che Pozzuoli sia l’antica Dicearchia, «giusto governo» o «governo di giustizia», colonia fondata nel 531 a.C. da un gruppo di fuggitivi dell’isola di Samo perseguitati dal tiranno Policrate è la tesi sostenuta da varie testimonianze letterarie, di cui tuttavia non si hanno evidenze archeologiche.

 

 

 

 

 

 

Nel 300 a.C. i Romani arrivarono in Campania, ma a Pozzuoli (l’antica Puteoli marittima, il nome indicativo di piccoli pozzi termali) vi giunsero nel 194 a. C. e i resti che sono nelle viscere dell’antica acropoli lo dimostrano, come il tempio incastonato nel Duomo, oggi visitabile grazie anche al restauro dell’architetto Dezzi Bardeschi.

Il periodo augusteo fu quello più florido, all’inizio si insediarono sulla costa flegrea i superstiti veterani di Zama, con un gruppo di 300 coloni. L’imperatore Augusto, che aveva trasformato l’Egitto nel granaio di Roma, aveva reso Pozzuoli un florido porto e la rocca in un forte presidio militare. Il bradisismo, che da sempre caratterizza questa terra, rendendola unica anche da un punto di vista geologico, si fece sentire anche in quel periodo e, se pur risparmiò la rocca, cambiò la percezione di quell’area geografica e poco per volta, con l’apertura di altri scali, iniziò il suo lento declino, tanto che alcuni assi viari furono abbandonati e molte aree lasciate nel degrado.

Nel 410 d.C. vi fu la devastazione di Alarico e la Puteoli marittima che già aveva avuto un suo ridimensionamento con l’apertura dei porti di Ostia e Centumcellae, si ridusse ancor più a castrum