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12 months ago

Rione Terra
Allerta meteo, la manifestazione prevista per domani è rimandata. ... See MoreSee Less
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12 months ago

Rione Terra
I LAVORI DEGLI STUDENTI STAMPATI PER SEMPREÈ in corso di stampa il terzo numero del Bollettino Flegreo, la storica rivista dei Campi Flegrei che lo scorso anno ha ripreso le pubblicazioni con la quarta serie. Tra circa due settimane il volume sarà nelle librerie di Napoli, Pozzuoli, Quarto e Bacoli, e alla Cartolibreria Flegrea di Arco Felice. Lo si può già ordinare presso l’Editore, tramite mail (libri@damicoeditore.it) o whatsapp (3498108119). IL COMITATO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA CONTA DI OSPITARE NEI PROSSIMI NUMERI ANCHE CONTRIBUTI LEGATI AL CONCORSO "RIONE TERRA, OLTRE LE MURA". Intanto per gentile concessione dell'editore anticipiamo del prossimo numero una parte dello scritto di Walter Rosario Molino Racconti puteolani tra immaginazione e realtà, dedicata al Rione Terra. WALTER ROSARIO MOLINORacconti puteolani tra immaginazione e realtàCittà nella città sopra le cittàIl centro storico di Pozzuoli è da più di cinquant’anni un luogo inabitato, anche se non completamente scevro da contatti umani, che si trova ad essere afflitto da un’endemica ristrutturazione dei suoi luoghi. Una parvenza della presenza umana la si ha nei giorni di festa e di eventi culturali. Da terra di incontro di popoli del Mediterraneo a terra di nessuno.Il Rione Terra, sorto su di un’altura di tufo a picco sul mare, è il luogo da cui trasse origine l’attuale città, ad oggi lo troviamo sovrapporsi su stratificazioni di diverse civiltà, tanto da potersi definire come una città nella città sopra le città.Sebbene di pareri contrastanti sui lavori condotti, tutti si pongono i medesimi interrogativi: «Quando si ritornerà ad abitarlo? In che modo?»Ad oggi gli unici abitanti che vivono stabilmente il centro storico sono: i gabbiani, i palazzi ristrutturati, i palazzi fatiscenti, le muffe, gli eventi comunali, le messe domenicali e le visite turistiche. Entrando nell’antico borgo un inusuale dialogo prende corpo: un vociferare da lontano rompe l’inquieto silenzio, è il signor Palazzo Ristrutturato che impreca contro la signora Muffa affinché svanisca per non deturpare più la sua nuova immagine fisica. A quella discussione si aggiunge il signor Palazzo Fatiscente con il suo Amarcord: «E io c’aggio reicere?».Il signor Palazzo Ristrutturato non può far altro che inclinare il suo terrazzo come segno di rispetto nei confronti di chi, dopo 50 anni, mostra i segni di una decadenza strutturale che avanza incessantemente e le cui fondamenta portano i segni ed il ricordo dell’ultima esistenza di questa millenaria rocca. In questo fracasso di mura parlanti, ecco arrivare il signor Evento Culturale, oggi in veste futuristica, che avvicinandosi al signor Palazzo Ristrutturato soffia fortemente sulla Signora Muffa staccandola dal nuovo stucco spalmato da qualche anno.«Che modi sono questi!» – infuria la signora Muffa indispettita.Il signor Evento Culturale, dopo aver accompagnato garbatamente con lo sguardo il volar via della Signora Muffa verso il mare, inizia il suo discorso, mostrando ai signori Palazzi la sua visione del futuro e di come sarà il nuovo centro storico: «Signor Palazzo Fatiscente, vedrà, vi faranno un lavoro eccellente: ristruttureranno ed abbelliranno l’intera sua struttura, dentro e fuori, con nuovi cementi, stucchi e vernici di qualità, così come il vostro amico signor Palazzo Ristrutturato. Un nuovo ingresso principale sarà il vostro biglietto da visita. Ma quel mascherone sulla cima del vostro portone, è così vecchio, non lo vorrà mica conservare? Vabbè non si preoccupi, sicuramente lo lasceranno così com’è! Vedrà, vedrà, non se ne pentirà!». Ma ecco che, neanche il tempo di poter ascoltare la replica del signor Palazzo Fatiscente, entra di soppiatto nella discussione anche la signora Messa Domenicale, che elencando le tante chiese che nei secoli si sono succedute, cerca di rasserenare il signor Palazzo Fatiscente che lo vede tremante ed incerto dopo le vibranti parole futuristiche del signor Evento Culturale: «Signor Palazzo Fatiscente» – prosegue la signora Messa Domenicale – ritenetevi miracolato! Ritenetevi miracolato per non essere stato abbattuto come i vostri fratelli su Via Pesterola e le tante sorelle chiese che sono state nei secoli disfatte. Oramai i nostri luoghi sono frequentati in massima parte da Visite Turistiche che vengono per ammirare le mura spoglie della Cattedrale».A quelle parole, giungono di gran carriera tutti insieme, i signori e le signore Visite Turistiche: «Cosa volete dire con questo? – chiedono all’unisono – Vuoi vedere che è colpa nostra se sopra un tempio romano è stata costruita una Chiesa?».La situazione comincia a farsi seria, proprio in quel momento il signor Gabbiano, che assisteva la scena dall’alto, per l’emozione di quel dialogo pieno di enfasi lascia cadere inavvertitamente un suo ‘ricordo’ biologico, andando ad imbrattare il celebre mascherone del signor Palazzo Fatiscente. «Mo’ basta eh!» – interrompe l’atavico fabbricato – Mo’ basta con questi discorsi: ristrutturazione, i miracoli, il turismo. Io so solo che da cinquant’anni vedo sopra il mio terrazzo (o di quel che ne rimane) dondolare gru che non fanno altro che spostare massi. Le mie membra stanno cadendo a pezzi, voi dite di volerle ristrutturare, ebbene fatelo al più presto! Riducetemi anche a scheletro se necessario, ma per favore smettetela di litigare e fatemi rivivere al più presto a nuova vita!».Cinquant’anni sono troppi, nel frattempo nuove generazioni si sono affacciate su questa città, per loro, il centro storico non è il Rione Terra ma la giovane piazza della Repubblica, nata solo circa 5 secoli fa. Il Rione Terra, l’antica rocca puteolana, da centro del Mediterraneo è divenuta appendice opzionale di una moderna città. Forse è giunto il tempo di cambiare rotta, senza più prostrarsi al mito della città turistica, ma fermarsi, riflettere sul perché questo Rione, il borgo antico della città di Pozzuoli, insieme ai suoi ameni luoghi, fece innamorare anche i più illustri personaggi della civiltà umana. ... See MoreSee Less
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12 months ago

Rione Terra
«QUANDO DOVETTIMO (DOVEMMO) ANDARE VIA A CAUSA DEL BRADISISMO RICORDO LA PAURA NEGLIO CCHI DE MAMMA’ CHE CERCAVA DI SCAPPARE COI SUOI 12 FIGLI», IL NONNO DI SARA Dal Liceo “Majorana” una altra bellissima testimonianza, quella del nonno di Sara. Ciò che è interessante in questo breve racconto sono le considerazioni finali della studentessa: «Nel visitare il Rione Terra per la prima volta, ho provato tristezza nel trovarlo completamente diverso da come me lo raccontavano i miei nonni». Un luogo, anche se diverso, se di esso si conserva intatta la memoria, trasmettendola alle generazioni future, lo si può preservare, custodire, far rifiorire. Non esiste forse una epoca più bella di una altra, ma la memoria di come si era insegna ad essere migliori nel presente. (Foto dell'Archivio fotografico Carbone)ECCO A VOICOMUNE DI POZZUOLI – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLIRione Terra, oltre le muraAlla ricerca delle tracce della memoriaCONCORSO PER LE SCUOLE DI POZZUOLI DI OGNI ORDINE E GRADOSARA DE VITA1a A – Liceo Scientifico “Ettore Majorana”DOPO DECENNI DI ABBANDONO TORNA IN VITA IL RIONE TERRAPer conoscere la storia del Rione Terra, da pochi anni riaperto al pubblico, ho intervistato mio nonno, che si è gentilmente offerto di rispondere a qualche domanda sugli anni in cui il quartiere era abitato e sulla crisi bradisismica che colpì Pozzuoli all’inizio del 1970.In che epoca hai abitato o frequentato il Rione Terra?Ho vissuto nel Rione Terra da quando sono nato, nel 1944, fino allo sgombero del 2 marzo 1970. Quando ero piccolo la guerra era appena finita, eravamo poveri e il Rione era tutto quello che conoscevamo. Poi quando io e i miei fratelli siamo cresciuti, abbiamo iniziato a lavorare e ci stavamo di meno. Più crescevamo, più il Rione cambiava, ma di poco perché le persone erano sempre le stesse.Quali immagini, ricordi, episodi ne conservi?Ricordo che giocavamo liberamente per strada perché non c’erano macchine. Usavamo giochi costruiti da noi stessi, per esempio facevamo rotolare un cerchio di legno con un bastone. Poi se stavamo solo io e i miei fratelli giocavamo con la corda o con lo strummolo («strombolo, trottola»). Se eravamo in tanti giocavamo a saltacavallo, a nascondino o a pallone. I miei nonni mi raccontavano che per casa girava nu’ munaciell («un monacello») che secondo loro era uno spirito che nessuno aveva mai visto. U’ munaciell faceva un sacco di dispetti alle famiglie che abitavano il Rione Terra, per esempio spostava i mobili, nascondeva le cose, ma a volte lasciava anche dei soldi. Mia mamma mi diceva sempre che se nun m’ jev a cucca’ ampress u’ munaciell veneva a ’m ra’ ’na bott’ ’ncapa («se non fossi andato a dormire presto il monacello sarebbe venuto a picchiarmi»).Che cosa sai dirmi dello sgombero del Rione Terra (2 marzo 1970)?Quando dovettimo (dovemmo) andare via a causa del bradisismo, ricordo la paura negli occhi de mammà (di mia madre) che cercava di scappare con tutti i suoi dodici figli. Ricordo tantissime persone che cercavano di prendere tutto quello che potevano dalle loro case. Li aiutavano i poliziotti. Salimmo su questi camion senza sapere dove stavamo andando. Non avevamo parenti in altre città quindi ci assegnarono delle case vuote e temporanee. Non ci piaceva stare là, non era casa nostra, ci mancava il nostro Rione.In seguito a quell’esperienza, che legame hai mantenuto con il Rione? Fino a qualche anno fa nel Rione non si poteva entrare e vederlo così vuoto mi faceva stare male. Ora percorrendo le strade del Rione si sente un silenzio assordante, mentre gli anni in cui ci vivevo io la voce della gente risuonava tra i vicoli. Oggi siamo rimasti in pochi e quando ci incontriamo ricordiamo e parliamo di quei tempi che infondo ci mancano, perché per noi il Rione era la nostra famiglia, la nostra casa, ma soprattutto la nostra vita. Com’era una tua tipica giornata nel Rione Terra?Vivevo in una casa molto piccola, eravamo in dodici più mamma e papà. Ogni mattina andavo a prendere l’acqua con mamma nella fontana della piazza principale. Portavamo due secchi di acqua che usavamo per bere o per lavarci dato che in casa non ci stava acqua corrente. Poi passavamo per il mercato a fare la spesa e mi ricordo che il venditore usava dei cupetielli (cartocci di carta) per metterci dentro i nostri grammi di lenticchie, fagioli e ceci. Dopo pranzo mamma prendeva il caffè con zia mentre io giocavo con i miei cugini. Dopo guardavamo tutti insieme la televisione a casa loro perché erano gli unici ad averla. Guardavamo Rai 1 perché prima ci stava solo quello e le trasmissioni finivano presto, quindi subito dopo dovevamo andare a dormire. Dopo l’intervista mi sono resa conto di quanto il passare del tempo abbia cambiato il modo di vivere della popolazione di Pozzuoli. Nonostante oggi la tecnologia sia più avanzata rispetto al passato, io preferirei lo stesso vivere in un’epoca più simile a quella degli anni ’60: con tecnologie avanzate, ma dando più importanza allo stare con i parenti e al giocare insieme agli amici con giochi semplici, principalmente in legno, creati da noi stessi. Nel visitare il Rione Terra per la prima volta, ho provato tristezza nel trovarlo completamente diverso da come me lo raccontavano i miei nonni, ma sono riuscita comunque ad apprezzare la mia città da un punto di vista dal quale non ero mai riuscita a vederla. ... See MoreSee Less
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